7. La Malattia di Papà

Erano gli anni in cui finì la guerra, però c'era molta povertà. Mio padre faceva l'ortolano e vicino al posto dove lavorava c'erano gli inglesi che, allora, erano incaricati di aiutare gli italiani a risollevarsi dalle perdite della guerra. Mio padre, in quel periodo, fu colpito dalla malaria e non poté più lavorare. Eravamo sei figli, in casa mancava tutto e mia madre fu costretta a cercare un lavoro. Presentò la sua domanda presso un asilo nido come “serviziente,” ossia come addetta alla mensa scolastica. In quel periodo, facevamo la spesa in un negozio di alimentari, la cui proprietaria si chiamava Scalina. Un giorno mia madre fu costretta a chiederle di farle credito, spiegando della malattia che aveva colpito mio padre e promettendo di saldare quanto prima il debito. Scalina si mostrò molto comprensiva, ben sapendo della situazione in cui mia madre era venuta a trovarsi, perciò le disse: “Maria, non ti preoccupare, prendi tutto quello di cui ha bisogno la tua famiglia, e quando tuo marito starà bene mi pagherai.”

Era un giorno di sabato e la mamma fu chiamata dalla direttrice dell'asilo nido: “Maria, la domanda che hai presentato è stata accettata e da lunedì prenderai servizio. Domani è domenica,” continuò la direttrice, “e tutti quelli che inizieranno a lavorare devono confessarsi.” A quel punto mia madre rispose: “Ascolti direttrice, lei sa che io sono evangelica e la Parola di Dio mi insegna che devo confessare i miei peccati a Lui soltanto. Io non posso fare questo con un prete, perché è soltanto un uomo, e non Dio.” Quando la direttrice le rispose che tali erano gli ordini ricevuti da Don Antonio, mia madre, che non si arrendeva facilmente, replicò con grazia: “Signora direttrice, posso parlare io con Don Antonio?” “Certo che puoi!,” rispose la direttrice, ma poi continuò: “Maria, a me dispiace che la tua bambina [Rosa Antonia, che andava al nido da lei] non frequenti il nido quando ci sono gli insegnanti di dottrina.” A quelle parole mia madre rispose: “Certo, di religione non sa niente, però, l'insegnamento della fede cristiana ce l'ha. Vediamo un po’ se è mia figlia che non sa niente… può chiamare una bambina cattolica, per favore?”

La direttrice la chiamò e le chiese: “Dov'è Gesù?” La bimba alzò gli occhi verso il crocifisso e rispose: “Eccolo!” Mia madre disse: “Ora chiami mia figlia.” La direttrice chiamò Antonietta (Rosa Antonia) e le fece la stessa identica domanda: “Dov'è Gesù?” La bambina, a quella domanda, rispose: “Gesù è in cielo, in terra e nel mio cuore!”

Mia madre così poté dire: “Ha visto? Il vostro insegnamento dice che Gesù si trova appeso al muro, ma il nostro Gesù è Spirito e Verità, invece, si trova ovunque.”

Dopo questo episodio, mia madre, insieme alla direttrice e a zia Nardina (la sorella di papà), si recò da Don Antonio. Mia madre e mia zia, è da ricordare, erano analfabete. Arrivate dal prete, la direttrice fu la prima a entrare e disse: “Buongiorno Don Antonio!” Dietro di lei entrarono anche mia zia e mia madre, che dissero: “Pace Don Antonio, Iddio ha detto che quando entriamo in casa di qualcuno dobbiamo salutarlo con la pace. Se le persone che abbiamo salutato sono figli della pace, la pace resta a loro, al contrario, se non sono figli di pace, la pace resta a noi e inoltre dobbiamo scuotere anche la polvere dalle nostre scarpe, perché neanche la polvere è degna della pace che annunciamo!” (Cfr. Matteo 10:12-15). (Nota: la Parola di Dio dice, più precisamente, di annunciare il messaggio della salvezza in Cristo in ogni luogo in cui ci si trovi. Lo scuotere la polvere dai piedi è un modo di enfatizzare il peccato compiuto da quanti rifiutano il dono di Dio. Un giorno, infatti, gli increduli saranno dinanzi a Lui. Allora dovranno spiegare, e non potranno, il motivo per cui non hanno accolto i discepoli e, soprattutto, Cristo nel proprio cuore. Cfr. Luca 9:5; 10:3-11). Il prete, dopo aver udito, pur riconoscendo che quanto mia madre aveva detto era scritturale, soggiunse: “Brava, brava… però, come ho già detto alla direttrice, domenica dovrete confessarvi e prendere la comunione. Così facendo, lunedì potrete prendere servizio.” Mia madre, che aveva già fatto sapere al sacerdote di essere analfabeta, come pure sua cognata, rispose decisa: “Don Antonio, avete la Bibbia e non sapete che cosa vi è scritto!? Maledetto l'uomo che si confessa all'uomo e benedetto l'uomo che si confessa a Dio, poiché otterrà misericordia (cfr. Geremia 17:5-7).”

(Nota: i versetti biblici citati dalla sorella Maria si riferiscono in particolare alla fiducia che gli uomini ripongono nei loro simili piuttosto che in Dio. Altri versetti che parlano più in particolare della confessione dei peccati e dell’opportunità di confidare in Cristo soltanto per la remissione degli stessi sono i seguenti:

Ebrei 4:16, dove è scritto che possiamo accostarci direttamente a Dio in piena fiducia, in virtù del sacrificio di Cristo;

Ebrei 4:14, 15; 10:21, passi che spiegano che Gesù è il solo Sommo Sacerdote;

I Giovanni 1:9, che specifica, infine, che quando confessiamo i nostri peccati Egli – e nessun altro – è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Il versetto di Giacomo 5:16, in cui si dice di confessare i nostri peccati gli uni agli altri, non fa riferimento a figure sacerdotali umane ma intende, più semplicemente, che è giusto e necessario chiedere perdono al nostro prossimo se lo abbiamo offeso o danneggiato. Il versetto, infatti, continua incoraggiando i credenti a pregare gli uni per gli altri e, oltretutto, non parla in alcun modo di remissione dei peccati).

Citarono diversi altri punti della Bibbia, tanto che il prete disse: “Sei bugiarda! Hai detto che tu e tua cognata non sapete leggere ma, se è così, come fate a conoscere tanti versetti?” La mamma gli rispose: “Mi dispiace Don Antonio, siete un sacerdote e non sapete che sulla Bibbia c'è scritto: “Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell'ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo” (Marco 13:11; Matteo 10:19). Dopo tutte queste parole, il prete sentì di aver perso la battaglia e, arrabbiato, le cacciò via.

“Se vuoi prestare servizio devi comunque fare la confessione!,” aggiunse poi. Mia madre allora ribatté: “Non intendo affatto confessarmi, Iddio provvederà!” Mia madre e mia zia andarono via da quel luogo non abbattute, ma edificate e fortificate per come il Signore le aveva guidate.

Domenica mattina, il prete durante la messa disse ai suoi parrocchiani: “Ascoltate e state attenti, è molto importante quello che sto per dire! In via Maroncelli n° 7 abita una certa Maria Martucci, che ha sei figli e un marito malato di malaria che non può lavorare.

Questa donna è stata scomunicata, non passate nemmeno davanti a casa sua. Dico questo perché aveva avuto la grazia di avere un posto di lavoro in cucina all'asilo nido e l'ha rifiutato, perché non ha voluto confessarsi prima di prendere servizio, dicendo che lei si confessa soltanto al suo Dio. State attenti, perciò, perfino a passare da quella strada.”

Il lunedì seguente, di buonora, Scalina mandò a chiamare mia madre: “Ascolta Maria, fino a ora ti ho fatto credito, ma ora non posso più farlo e voglio che mi saldi tutto il conto; mi dispiace dirtelo, avevi avuto la possibilità di lavorare nell'asilo dove avevi fatto domanda e, pur di non confessarti, l'hai rifiutato. Perciò voglio che paghi subito il tuo debito.” Scalina si sentiva frodata e presa in giro e, probabilmente, aveva anche timore del sacerdote e delle sue parole.

“Ascolta, Scalina," rispose mia madre, "quel posto di lavoro mi era tanto necessario, perché ne ho davvero bisogno. L'ho rifiutato perché il Signore dice che dobbiamo confidare soltanto in Cristo per il perdono dei peccati, perché solamente Lui può perdonarli e cancellarli completamente davanti a Dio. Il prete è un uomo, non può fare questo. Dio non gli ha dato questo potere e questo incarico (cfr. I Giovanni 1:9; Salmo 32:5).” “Tu non preoccuparti – continuò - il Signore nel quale confido mi aiuterà e io salderò il mio debito nei tuoi confronti fino all'ultimo centesimo.”

Mia madre era forte, ma era pur sempre una donna sensibile e, in quel momento, anche fragile, vista la malattia di mio padre e lo stato di povertà in cui eravamo. Arrivò a casa e, piangendo, si inginocchiò davanti a Dio al quale raccontò tutto. Gli chiese di risolvere il suo problema e, soprattutto, che il Suo nome non venisse infangato. Mentre piangeva vide un uomo seduto a un tavolino insieme a lei e al fratello Francesco Giancaspero.

L’uomo seduto scrisse qualcosa su un pezzo di carta, lo diede in mano al fratello Giancaspero e poi disse: “Andate in pace.” A mia madre sembrò di avere avuto una visione, e ne parlò con sua cognata, specificando pure quanto era accaduto prima con la signora del negozio di alimentari.

Mia zia disse: “Forse il Signore vuole che vai a fare visita al fratello Giancaspero, ma non so dirti perché né cosa Dio farà.”

Il giorno seguente, mia madre e mia zia andarono a trovare una cara sorella di Taranto, la sorella D’amico, e anche a lei raccontarono tutto quanto era successo nei giorni precedenti. Mia madre le spiegò anche della visione che aveva avuto in preghiera, confidandole di non sapere cosa il Signore volesse farle capire. La sorella dopo aver sentito i fatti, diede anche lei il suo parere, e disse: “Il Signore ti manda dal fratello Giancaspero!” A quell'affermazione mia madre rispose: “Come faccio ad andare a Triggiano se non ho neanche i soldi per il biglietto?!” La sorella subito disse: “Non preoccuparti, i soldi te li devo dare io e tu devi andare.” (Nota: Una persona nata e cresciuta nel tarantino capisce bene il senso delle espressioni usate dalla sorella. L’uso del verbo dovere – te li “devo” dare io – indica da una parte l’obbligo avvertito nel cuore dalla sorella, dall’altro quello di Maria di ubbidire alla voce del Signore. La sorella D’amico, in altre parole, voleva dire: “Non preoccuparti, sono qui per darti una mano, perché sono “obbligata” da ciò che sento nel cuore da parte di Dio. Ti pagherò il biglietto. Tu, dal canto tuo, “devi” ubbidire al Signore e non preoccuparti di altro: vai dove Lui ti manda).

Il giorno dopo, mia madre andò a Triggiano, ma, arrivata a casa del fratello, la moglie le disse che sarebbe mancato qualche giorno. Tuttavia, la moglie del fratello Giancaspero, che era molto gentile, aggiunse di cuore: “Stasera c’è il culto in chiesa. Vieni con noi, perché senza dubbio i fratelli saranno felici di vederti.”

Durante la riunione, il fratello che presiedeva diede ai fedeli la libertà di testimoniare e incoraggiò mia madre in particolare a farlo: “Stasera in mezzo a noi c’è la sorella Maria, venuta da Massafra, che ci racconterà di persona come il Signore ha compiuto un miracolo di guarigione in suo figlio (molti avevano saputo di quel fatto straordinario, ma non tutti conoscevano mia madre).” Mia madre raccontò tutta la sua testimonianza, di come Gesù l’aveva salvata, di quando era stata perseguitata da tutti e di come il Signore aveva guarito Gino.

Quella sera, il Signore benedisse grandemente il culto. I fratelli, che erano stati toccati da quella testimonianza e che erano sensibili alla voce del Signore, al momento di salutare mia madre, con discrezione e premura le mettevano in mano quanto potevano. Mia madre, ripiena di gratitudine non soltanto verso il Signore ma anche verso tutti quei cari, non poté più fare a meno di rivelare il motivo di quella visita. In testimonianza, infatti, non aveva raccontato dei particolari che l’avevano spinta a raggiungere Triggiano. Tutti i fedeli, allora, iniziarono a incoraggiarla: “Sorella, tu devi andare a Modugno a trovare il fratello Giancaspero!” Una sorella, addirittura, si offrì di accompagnarla, sentendolo nel cuore da parte di Dio.

Chi ha avuto l’occasione di conoscere il fratello Giancaspero sa che era noto a tutti in Puglia. Qualsiasi problema si riscontrasse nelle chiese, veniva sempre chiamato e risolveva tutto. Era davvero un carissimo fratello, guidato dal Signore e disposto in tutto e per tutto a servire Dio.

L’indomani mattina, mia madre fu accompagnata a Modugno a casa del fratello Sabino, pastore di quella comunità. “Sorella Maria, cosa ci fai a Modugno?,” chiese il fratello Giancaspero. Lei gli raccontò del posto di lavoro, del prete, della negoziante e della visione, insomma gli spiegò tutto per filo e per segno.

Quando il fratello udì tutti questi episodi, le disse: “Stasera ci sarà il culto qui a Modugno, tu verrai e poi vedremo quello che c’è da fare.” Così, la sera al culto fu invitata dal pastore a testimoniare e lei, con grande gioia nel cuore, raccontò tutto quello che il Signore aveva fatto nella nostra casa e di tanti altri episodi nei quali il Signore l’aveva sempre aiutata.

Dopo quelle parole, tutta la chiesa fu benedetta dal Signore, rallegrandosi di tutte le meravigliose cose che Lui aveva fatto.

Alla fine del culto, tutta la comunità raccolse per mia madre una generosa offerta, aggiungendo alla somma in denaro anche tante cose da mangiare. Mia madre ringraziò tanto il Signore e tutta la comunità e disse al fratello Giancaspero: “Ora è bene che tu mi riaccompagni a Massafra e anche dalla signora Scalina, la negoziante.”

Il giorno dopo arrivarono a Massafra e, insieme al fratello, la mamma si recò al negozio di Scalina, chiedendole di farle il conto. Scalina non perse tempo e le disse: “Il conto l’ho già fatto. Il totale è di quarantamila lire.” Era l’anno 1948/1949, e quelli erano tanti soldi! Mia madre prese i soldi e glieli diede. La negoziante alzò la testa e disse: “Ma Maria! Ma mi paghi tutto!?” E lei rispose: “Non ti avevo già detto che il Signore che servo e in cui confido mi avrebbe provveduto tutto il necessario e ti avrei restituito fino all’ultimo centesimo? Così il Signore ha fatto e sono venuta a pagare il mio debito.”

Così, ancora una volta, le parlò di Gesù e dell’amore che usa verso quelli che Lo amano, che Lo temono e che confessano a Lui soltanto il proprio peccato!

La negoziante, ancora sbalordita, le disse: “Maria, se avrai ancora bisogno di qualcosa vieni pure e non ti preoccupare, perché ora capisco che il vostro Dio è grande.” La mamma le rispose ancora: “Piacerebbe anche a te, il mio Dio, se un giorno tu Lo conoscessi personalmente e ti confidassi in Lui in Spirito e Verità.”