8. Il Tabacco

Mia madre era una tromba e una bandiera sventolante a Massafra: tutto il paese la conosceva come Maria l’evangelista.

Era la tromba che annunciava e che parlava dell’amore di Dio, del sacrificio di Gesù sulla croce e del sangue che Lui ha sparso per la salvezza di tutti quelli che credono in Lui.

Per le sue testimonianze, la chiesa cresceva di giorno in giorno. Negli anni cinquanta, iniziò a venire da Taranto il fratello Antonio Santoro, che predicava la Parola di Dio per i credenti di Massafra. I fratelli Andrisani e Giancaspero incaricarono mio padre di aprire e chiudere i culti, perché il fratello Santoro spesso, prima di raggiungere noi, aveva predicato anche a Taranto e non poteva garantire la puntualità per l’inizio delle riunioni. Papà, però, purtroppo fumava ancora. Aveva chiesto al Signore la forza di smettere con quel vizio, ma fino ad allora non ci era riuscito. Una mattina, mia madre si svegliò e, come di consueto, si inginocchiò per pregare e ringraziare il Signore per il riposo che le aveva dato durante la notte. Mentre pregava, sentì una voce che la chiamava: “Maria!” Era la voce che aveva sentito anche tre anni prima. Questa voce le disse di togliere le cose contaminate da casa sua. Mia madre domandò al Signore cosa ci fosse di contaminato, ma nessuna voce rispose. Finì la preghiera mentre ancora pensava: “Che cosa c’è di contaminato? Fammi capire, Signore.” Mentre era in sovrappensiero, arrivò mia zia Lucia, a cui mia madre disse: “Sai, Lucia, quella voce di quasi tre anni fa mi ha chiamata di nuovo e mi ha detto di togliere le cose contaminate, ma non mi ha detto cosa devo togliere. Preghiamo insieme e vediamo se il Signore mi dice cosa devo fare!” Mentre pregavano e piangevano, mia madre fra sé e sé pensava: “Signore, Tu mi hai chiamata, ora Ti prego dimmi cosa devo fare e cosa c’è di contaminato in questa casa. Che cosa devo togliere? Perché, Signore, io non so cosa devo fare! Sono sicura che sei stato proprio Tu a parlarmi.” E quella voce le rispose dicendo: “Il tabacco!”

Mio padre aveva comprato 500 grammi di foglie di tabacco da un fratello di mia madre, che le coltivava per conto di un “padrone” di Palagiano. Mio padre le sminuzzava, le metteva nelle cartine, faceva le sigarette e le fumava.

In quel momento stesso mia madre, aiutata dalla zia, prese il tabacco e lo mise in uno strofinaccio, lo legò, fece una buca sotto la legna e lo seppellì. Dopo aver fatto tutto questo, pulirono insieme a fondo tutta la casa, cercarono anche nelle tasche delle giacche di papà e disinfettarono dappertutto, e la puzza del tabacco sparì completamente.

A quel punto bussarono alla porta due agenti della Finanza, dicendo: “È qui che abita il signor Cosimo Stallo?” Alla risposta affermativa di mia madre, gli agenti non dissero più nemmeno una parola, entrarono e cominciarono a rovistare per tutta la casa, tolsero persino le lenzuola dal letto per controllare anche i materassi. Dopo che ebbero setacciato ogni angolo, si guardarono in faccia l’un l’altro e dissero: “Qui non c’è nemmeno una traccia di quello che cercavamo” e così se ne andarono.

Mentre andavano via, arrivò mio padre con della legna sulla bicicletta; quando vide quegli uomini, la buttò per terra e pensò: “Questi adesso mi arrestano!!!”

Mia madre gli raccontò tutto quello che era successo e disse: “Non ti preoccupare, vedi quanto è grande il nostro Dio? Il Signore sa che non abbiamo rubato niente a nessuno.” Così, quel giorno, papà disse: “Signore, Tu mi hai liberato dal carcere e io, da questo giorno in poi, non voglio più fumare!” Bruciò il tabacco e mantenne la promessa al Signore fino a che Lui non lo chiamò a Sé. Gloria a Dio!

Così, dopo tanti anni in cui mio padre aveva chiesto al Signore la forza di smettere, Dio operò in questo modo.

Dopo neanche un mese da allora, a casa arrivò un carretto con un cavallo (chiamato sciaraballo), guidato dal “padrone” della piantagione di tabacco dove mio zio lavorava. Quest’uomo si scusò con i miei genitori, dicendo: “Io avevo dubitato di voi e anche di Pietro (così si chiamava mio zio). Pensavo che voi vendevate il tabacco di contrabbando e per questo motivo vi avevo mandato la Finanza. Pietro mi aveva detto che ti aveva venduto 500 grammi di tabacco, ma io non mi sono fidato e, per ringraziarvi e soprattutto per scusarmi, vi ho portato tante cose da mangiare: legumi, mandorle, fichi secchi e tante altre cose.” Quando mio padre raccolse tutti i pezzi di quella storia e il quadro della situazione divenne chiaro, gli rispose: “Sono io che devo ringraziare te, perché se non fosse venuta la Finanza, io non avrei mai smesso di fumare!” Detto ciò, anche lui, come mia madre, non poté tenere chiuse le labbra e testimoniò a quell’uomo di Gesù. Gloria a Dio!